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Varallo: Igea un successo la serata sulla memoria

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Giovedì 17 ottobre, l’ampio Centro Congressi di Palazzo D’Adda era gremito, a testimonianza dell’interesse riscosso dall’argomento scelto dall’Associazione IGEA per la serata: “La memoria. Che cos’è, come funziona, come si valuta”. Dopo il saluto della Presidente di Igea, Maria Marcon e dell’Assessore Enrica Poletti, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, sono stati presentati i relatori dell’incontro: Franco Coppo, neurologo, Paola Serra, Neuropsicologa, e le psicologhe: Ylenia Carrozzini, Martina Delsignore e Angela Procida.

Franco Coppo – già noto al pubblico, perché, sempre invitato da Igea, aveva già proposto a Gattinara e a Quarona interessanti conferenze dedicate al sonno – si è complimentato con il pubblico numeroso ed attento, ricordando come il concetto stesso di memoria sia estremamente coinvolgente, perché raccoglie sentimenti, educazione, motivazioni religiose, sociali e molto altro ancora: “Senza memoria, parte essenziale dell’esistere di ogni individuo, c’è la morte, infatti alla fine di certe patologie che comportano il deterioramento della memoria, non resta più nulla delle persone che ne sono state colpite”. Poiché si ereditano le caratteristiche mnemoniche dei genitori, parrebbe che l’ereditarietà condanni, ma invece esiste l’epigenetica, branca della biologia molecolare che studia le mutazioni genetiche e la trasmissione di caratteri ereditari non attribuibili direttamente alla sequenza del DNA, quindi tutto ciò che influenza direttamente i nostri cromosomi, nel bene e nel male, che vengono rimodellati in ragione della nostra esperienza. Ad esempio, alla fine della diciannovesima settimana di gravidanza c’è già un momento mnesico: il futuro neonato è in grado di memorizzare, quindi di ricordare, se la madre lo voleva o no, oppure se assumeva sostanze psicotrope, o eccedeva nel consumo di alcool.

Coppo ha spiegato che dopo i quarantacinque anni perdiamo centocinquantamila neuroni al giorno, ma il cervello reagisce al depauperamento organizzando nuovi contatti sinapsici. “La corteccia cerebrale se fosse stesa occuperebbe duecentocinquanta metri quadrati: nel nostro cervello aminta e ipotalamo sono importanti per la memorizzazione, ma ogni area del cervello è sede di una memoria ben precisa”: dopo aver riassunto i vari tipi di memoria, Coppo ha accennato all’attenzione ed alle motivazioni fondamentali per ricordare, sottolineando l’importanza del sonno: “Chi ha potuto dormire bene ricorda fondamentalmente tutto: regolarizzare il sonno è la premessa fondamentale per memorizzare quanto è stato acquisito il giorno precedente: i ricordi del giorno nella notte vengono organizzati. Gli spazzini del sonno cancellano le banalità”. Oggi l’aumento esponenziale dei casi di Alzheimer è dovuto paradossalmente al miglioramento della medicina che allunga la vita e, poiché al presente non ci sono cure, occorre fiutare il “profumo” di Alzheimer, anche utilizzando tecniche diagnostiche molto sofisticate, e tenendo conto che i disturbi del sonno si presentano cinque, sei anni prima del manifestarsi della malattia, della quale possiamo solo rallentare la naturale evoluzione. Coppo ha evidenziato l’importanza della “riabilitazione cognitiva”: “Nella nostra ASL si segnalano mille nuovi casi di Alzheimer all’anno, quindi è fondamentale il supporto di una neuropsicologa come la Dottoressa Serra, che lavora per l’Asl e delle psicologhe sue collaboratrici”.

Paola Serra ha paragonato la memoria ad un enorme magazzino in cui conserviamo le tracce della nostra esistenza passata, a cui attingiamo per affrontare le situazioni di vita presente e futura: “Un decadimento della memoria è fisiologico, ma ci possono anche essere dei semplici disturbi di memoria, soggettiva, quando il paziente stesso se ne accorge, o oggettiva, percepiti da chi gli vive accanto. In entrambi i casi si possono praticare dei test, dai quali si può capire se si tratti solo di un disturbo transitorio, causato da una inadeguata capacità di attenzione e concentrazione: non tutti i disturbi di memoria per fortuna evolvono in Alzheimer”.

La valutazione neuropsicologica è sempre molto complessa, ma nell’ultima parte della serata le psicologhe Ylenia Carrozzini, Martina Delsignore, Angela Procida, collaboratrici della Dottoressa Serra, hanno proposto dei test, senza alcun valore diagnostico, per verificare lo stato della propria memoria in modo semplice e anche divertente: a tutte le persone del pubblico, che intendevano cimentarsi nelle prove di memoria, sono state distribuite carta e penne. Le psicologhe hanno presentato prove di memoria verbale, visiva e spaziale, fornendo poi le indicazioni per l’autovalutazione.

A conclusione della serata i relatori hanno invitato a considerare l’importanza della psicoterapia comportamentale, che, unita a farmaci che rallentano l’Alzheimer, ha un’alta percentuale di successo.

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