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Varallo: inaugurata la mostra “Maioliche a Varallo. la collezione franchi dialoga con altri musei”

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Venerdì 21 giugno nel Salone d’Onore della Società d’Incoraggiamento, il Presidente Mario Remogna ha aperto la cerimonia di inaugurazione della mostra: “Maioliche a Varallo. La Collezione Franchi dialoga con altri Musei”, che durerà per tutta l’estate, rivolgendo un pensiero grato a chi con la sua generosa donazione, ha trasmesso la sua gioia di collezionista attento e intelligente: Luciano Franchi, che nel 2004 e 2007 donò la preziosa collezione, composta di 194 pezzi che si scalano cronologicamente dal XIII fino al XVIII secolo, intitolata al figlio Francesco, omaggio del padre al figlio morto prematuramente, ma soprattutto creata per ricordare quel legame unico e speciale che univa padre e figlio, accomunati dalla passione per le maioliche e dall’amore per la musica classica. Francesco condivise sempre con Luciano la gioia nello scegliere uno per uno questi preziosi manufatti: il loro era un comune amore per la fragilità. Non a caso il simbolo della collezione di maioliche sono le mani di Francesco e nelle sale viene diffusa musica in sottofondo, che contribuisce a ricreare una particolare atmosfera. Remogna ha osservato che non fu facile per Luciano Franchi trasmettere l’importanza di questa donazione, che sarebbe stata estranea alla tradizione valsesiana, come qualcuno sostenne: la sua tenacia fece sì che tutto si concretizzasse nel migliore dei modi. Remogna ha poi ringraziato le persone che si sono occupate della collezione e dell’allestimento della nuova mostra: Giulia Anversa, curatrice della mostra, autrice del catalogo completo della collezione e del catalogo della mostra, che generosamente si è impegnata a ripensare e riordinare il precedente allestimento, in funzione della nuova mostra: “Testimonianza del continuo aggiornamento degli studi sulla collezione, alla luce dei contributi più recenti”.

“Grazie a Luciano Franchi che ha creduto in questo Museo e ha perseguito il suo progetto con determinazione e dolcezza: la mostra va vista e anche più volte, per assaporare i singoli pezzi”: Anversa ha spiegato la singolare vicenda delle maioliche pavesi che godettero di un’immensa fortuna tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, poi, con l’avvento di nuove decorazioni, entrarono in un momento di oblio, tanto che alcune opere vennero interpretate come venete, mentre la studiosa Elena Pellizzoni le ha riconosciute come lombarde, riportando la giusta attribuzione alla bottega di Pavia. Nella vetrina del Settecento per uno splendido versatoio Raffaella Ausenda ha proposto una nuova convincente attribuzione. La mostra si conclude con una vetrina dedicata alla manifattura di Castello, opere della bottega dei Grue, che si rifanno come spunto a incisioni: “Opere straordinarie, molto piccole, che richiedono una particolare attenzione nella lettura”.

I quattro prestiti da parte di quattro importanti musei italiani: il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, il Museo Nazionale fiorentino del Bargello, le Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, il Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama di Torino, sono pezzi unici, adeguati all’altissimo livello della collezione “Francesco Franchi”. Remogna ha ringraziato il personale della Pinacoteca: Carla Falcone, Paola Angeleri, Marta Coloberti, Marianna Benincasa, Laura Renda. Un ringraziamento particolare è stato rivolto all’Avvocato De Luca, che ha sostenuto le spese per la climatizzazione delle Sale delle Maioliche.

Il Sindaco Eraldo Botta, ha portato il saluto dell’Amministrazione, ringraziando la famiglia Franchi, rappresentata dalla moglie e dalle figlie, e dal fratello Guido, per l’amore verso Varallo e la Valsesia, dimostrato con la donazione delle maioliche, l’illuminazione della Parete Gaudenziana, la donazione della preziosa collezione di libri d’arte alla Biblioteca Civica “Farinone-Centa”.

Carla Falcone ha focalizzato l’originalità della collezione che si inserisce nel filone delle Arti Decorative, un tempo riduttivamente chiamate Arti Minori: “Tobiolo e l’Angelo, è emblema del rapporto d’amore tra padre e figlio, perché la mostra risponde ad un preciso desiderio di Luciano che voleva che la collezione vivesse ed interagisse con il territorio, e quindi è stato proposto un dialogo attivo tra collezioni”.

In sinergia con la mostra, allestita a Palazzo Madama: “L’Italia del Rinascimento: lo splendore delle maioliche di Palazzo Madama”, il 16 e 17 settembre si terrà a Torino e a Milano un importante convegno di studi dedicato al collezionismo che fa grandi i musei, come Luciano Franchi ha fatto grande la Pinacoteca di Varallo.

Paola Angeleri, curatrice dell’allestimento della mostra, con la collaborazione di Sara Manzetti e di tutto lo staff della Pinacoteca, l’ha definita con una felice espressione: “Un racconto nel racconto”, essendo nata da un “progetto inclusivo” e poiché si tratta di un dialogo fra opere diverse, si è scelto di inserire i prestiti nelle stesse teche della collezione Franchi: “Per confronti e incontri, oltre che per nuovi approfondimenti”. Per rendere “visibile” questa interazione tra opere in prestito ed opere esposte, è stato scelto il colore, che si ritrova negli apparati didattici affiancati a quelli già in loco, duplicando il filo di lettura.

La mostra si chiude con una piccola provocazione: “Ha ancora senso oggi collezionare maioliche?” la risposta è affermativa, provata dal fatto che se grandi musei prestano pezzi di tale significato, allora collezionare maioliche significa capire che sono legate alle società che le hanno prodotte, sono un segno della storia.

La visita alla mostra, accompagnata dalle curatrici, è stata un momento di arricchimento e di sinestesie tra vista e udito, immaginando il piacere di tenere fra le mani idealmente quei capolavori.

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