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«Un bellissimo e indimenticabile viaggio»

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«Un tour nel Parco dell’Etna, in uno degli scenari più suggestivi di tutta Europa, anche per chi ha difficoltà motorie è oggi possibile».
Così dice Anna De Fabiani nel definire questa bella esperienza. Anna iniziò a sfidare gli ostacoli molti anni fa con il Grim di Padre Gallino del Cai Varallo, salendo sulla cima della Res a vedere l’alba su un’antica portantina in ferro prestata dal Comune di Civiasco e dono della famiglia Durio del fine ‘800. Da allora di strada ne ha fatta tanta, con il Grim, i finanzieri di Riva Valdobbia e anche qualche volontario del Soccorso Alpino, scavalcando il monte Rosa per «girellare» in val d’Aosta e compiendo percorsi di ogni tipo, in Valsesia e in Svizzera. Ciò è stato possibile anche grazie a questo moderno strumento che è la Joelette, ovvero una modernissima portantina che consente alle persone disabili di percorrere anche tratti lunghi e poco impegnativi in piena libertà in ambiente di montagna prevedendo un minimo di due accompagnatori.
Esperta quindi in materia, Anna è stata recentemente in ferie in Sicilia e ci racconta cosa è riuscita a fare, grazie alla sua incredibile forza di volontà, determinazione e ostinazione.
«Ho preso contatti direttamente con le guide dell’Ente Parco e, con mia sorpresa e gioia, mi hanno detto di aver a disposizione una Joelette (che già conoscevo grazie al Grim). Così il 20 giugno alle 8,30 ci siamo incontrati al Rifugio Sapienza dove, con la jeep dell’Ente, siamo saliti a 2.900 metri. Le guide hanno montato la Joelette e all’“ammuninni” di Franco,  abbiamo iniziato il percorso osservando il paesaggio unico dei crateri del 2002 intitolati a Vincenzo Barbaglia, nota guida alpina,  entrando proprio dentro a uno di questi crateri.  Risalendo, abbiamo potuto ammirare dall’alto il cratere del 2001, la Valle del Bove con le mille tonalità di nero e di grigio che contraddistinguono le colate e tutto il panorama che dalla “muntagna” si tuffa al mare. Ci siamo poi spostati nuovamente con la jeep a quota 2.700 e con la Joelette siamo scesi nella Cisternazza, così è denominata quella parte di cratere sprofondata. Nel percorso abbiamo incontrato i sismografi, i geofoni  (apparecchiature che registrano i rumori dentro il cratere) e la piccola vegetazione che cresce in questo ambiente. Proseguendo, sempre con la Joelette,  siamo poi passati tra il cratere del 2001 e la sella chiamata La Montagnola: un vulcano spento dove c’era ancora neve. Proprio in questo punto, Franco mi ha fatto  toccare  una fumarola a una temperatura di circa 50 gradi, proprio perché è una frattura ancora attiva. Tutti soddisfatti per aver goduto del tempo favorevole e del silenzio del vulcano, grazie a quest’orario mattiniero che ci ha permesso di evitare grandi comitive di turisti, siamo rientrati al rifugio. Per questa incredibile esperienza voglio ringraziare l’Ente Parco dell’Etna, le guide che con grande passione e disponibilità mi hanno seguita, Franco Emmi e Sebastiano Russo. Ma anche l’imprenditore Diego Cusumano (proprietario della omonima ditta che produce vini locali) che ha donato la Joelette all’Ente Parco e, infine ma non ultimo, Marco, che ha spinto la Joelette e che soprattutto mi ha accompagnata in questo bellissimo e indimenticabile viaggio».
Anna e Uccio

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