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Quarona, «Il Ciclista della Memoria» ha fatto tappa al Ponte della Pietà

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E’ arrivato sul mezzogiorno, venerdì scorso al Ponte della Pietà di Quarona, partito poco prima da Borgosesia, dove aveva fatto tappa alla Torre Campanaria.
Giovanni Bloisi, di Varano Borghi in provincia di Varese, è il «Ciclista della Memoria». In realtà così lo aveva battezzato qualche tempo fa un giornalista che, come sto facendo io ora, si era occupato di seguire e poi descrivere la sua idea: quella, cioè, dopo essere stato negli anni scorsi in Russia e Israele, di iniziare un viaggio, sempre in bicicletta naturalmente, diviso in quattro parti per ricordare, nelle diverse tappe, le stragi nazifasciste compiute nell’Italia del Nord Ovest, Nord Est, Centro e Sud.
La definizione di «ciclista della memoria» a Bloisi non è che piaccia proprio tanto: «Sul piedistallo non ci devo andare io ma il mio progetto» mi ha detto subito, quando ha capito che tra chi lo attendeva a Quarona c’era anche una giornalista. Il suo progetto: appunto quello di visitare, raggiungendole pedalando, le località italiane teatro di stragi nazifasciste. Purtroppo la pandemia non gli ha permesso di concretizzare l’idea originaria e quindi ha il viaggio «in quattro parti» è stato per ora accantonato.
E’ però riuscito, Bloisi, con due amici, a organizzare una versione ridotta della tabella di marcia: partenza il 31 agosto per onorare le vittime che il nazifascismo fece nella zona del lago Maggiore e del Piemonte tra la Val Grande, la Val d’Ossola e la Valsesia, con l’accoglienza in ciascuna tappa da parte di rappresentanti delle locali sezioni Anpi.
E sempre con lo stesso obiettivo: fare memoria, viaggiando in bici, per poi raccontare quanto sperimentato ai ragazzi delle scuole. «Il mio sogno» dice Bloisi «è che questo progetto venga condiviso a livello nazionale».
Al Ponte della Pietà, che ha raggiunto con Marco Bozzo, presidente Anpi Quarona, a fare da apripista, una sosta di qualche minuto anche per dare tempo a Ezio Acotto di ricordare l’episodio legato all’assassinio dei cinque giovani e del quale fu testimone frate Marco Malagola.
Quindi trasferimento in municipio per i saluti, in sala consiliare, di vice sindaco Ilaria Perincioli e assessore Marco Pinciroli. «Sono molto contento di essere qui» ha detto Giovanni: «è difficile e raro, credetemi, che ad accogliermi ci sia un rappresentante delle istituzioni, con tanto di fascia tricolore. E vi ringrazio».
Bloisi ha quindi illustrato il suo progetto, ricordando i chilometri percorsi e i posti visitati negli anni precedenti che gli hanno permesso di approfondire quanto già sapeva ma anche di scoprire, o meglio far riemergere, episodi ormai dimenticati. E’ il caso, per esempio dei «bambini di Selvino»: un gruppo di circa 800 ragazzini ebrei, molti dei quali rimasti orfani e sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e ai campi di sterminio nazisti, che tra il 1945 e il 1948 fu ospitato a Selvino, sulle prealpi bergamasche della Val Seriana. «Una storia che siamo riusciti a recuperare e a far conoscere, tanto che ne è stato fatto anche un film [«La guerra è finita», andato in onda su Rai 1 tra gennaio e febbraio di quest’anno, per la regia di Michele Soavi e con Michele Riondino e Isabella Ragonese – ndr]».
E, proseguendo con l’inciso, che però è importante e significativo, Bloisi durante uno dei suoi viaggi li ha poi realmente incontrati (una sessantina di loro «i bambini di Selvino», a Zeelim, il kibbutz dove avevano poi trovato casa.)
Chiusa la tappa quaronese, «il ciclista della memoria» è ripartito per Varallo, poi, sabato, per Alagna. Domenica ha lasciato la Valsesia per pedalare verso Romagnano e continuare il suo viaggio.

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