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La bella testimonianza di Sabrina, volontaria Cri e neomamma al tempo del Coronavirus

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In questo 2020 così strano, funestato dalla pandemia del Covid – 19, che ci ha colti impreparati e ci ha costretti a fare i conti con le nostre emozioni, le buone notizie e gli episodi di gioia sono quantomai i benvenuti.
Da Gattinara ci arriva questa toccante testimonianza, la storia di Sabrina, che proprio in piena emergenza sanitaria ha dato alla luce una bambina, tra la felicità dell’essere mamma e la preoccupazione per la sua piccola.
«Ho quasi 30 anni» dice la neo mamma «e dal 2016 sono volontaria della CRI. L’anno scorso, io e il mio compagno Alessandro abbiamo deciso di provare ad avere un figlio, ma mai ci saremmo immaginati che, oltre a darci la gioia più grande della nostra vita, avremmo dovuto affrontare una sfida molto particolare: vivere l’ultimo periodo della gravidanza, il parto e i primi mesi di vita della nostra bambina sotto il segno di una pandemia mondiale».
A inizio gravidanza, Sabrina ha avuto la maternità anticipata al lavoro, a causa dei rischi legati alla sua attività, ma non ha smesso di prestare servizio di volontariato, seppur con altre mansioni: «Ho continuato a garantire il mio impegno come volontaria, certo non più salendo in ambulanza ma dando comunque una mano a chi aveva più bisogno, per esempio con la distribuzione dei pasti caldi alle famiglie indigenti del nostro territorio».
Ma la pandemia si è acuita, e la situazione, già di per sé molto complicata, si è fatta per Sabrina ancora più delicata.
«Quando il virus si è diffuso, ho ragionato prima da mamma e poi da volontaria, e ho deciso quindi fin da subito di stare a casa, per salvaguardare la mia bambina e me stessa».
Una decisione difficile, per chi come Sabrina dedica il proprio tempo ad aiutare gli altri: ma la sua bambina andava protetta: «All’inizio è stata davvero dura perché non potevo aiutare i miei colleghi e amici in questo difficile periodo, però sapevo che in quel momento stavo comunque aiutando la mia bambina a rimanere sana e al sicuro fino al momento della nascita» dice ancora la giovane mamma. «Ho rispettato rigorosamente la quarantena solo per lei, anche se tantissime volte mi mettevo a piangere, ed ero molto scoraggiata perché mi sentivo come in prigione, uscivo solo per le visite programmate in ospedale e dal ginecologo. Insomma, avevo paura di soffrire di depressione, ma allo stesso tempo sapevo che stavo facendo la cosa giusta, e questo mi dava comunque la forza di andare avanti».
Siamo al 16 aprile: «Il giorno prima ero stata in ospedale a fare il tracciato programmato. La notte successiva avevo cominciato a sentire le contrazioni, e la mattina del 16 aprile, alle 8, il mio compagno mi ha portata in ospedale, a Borgomanero».
«Avevo una paura tremenda di fare anche solo il pre-triage, perché ogni volta che andavo a fare qualche visita temevo sempre che mi trovassero la febbre o altri sintomi, ma quando ho varcato la soglia del reparto ho trovato ostetriche veramente eccezionali» racconta ancora Sabrina. «Hanno capito fin da subito che la mascherina mi dava fastidio e mi hanno detto che avendo passato il pre-triage senza problemi avrei potuto tranquillamente toglierla durante il travaglio».
Tutto è andato bene, e nel pomeriggio, alle 15,28, è nata Azzurra.
«Il mio compagno mi è stato praticamente sempre vicino, ovviamente con la mascherina, per tutto il travaglio è stato lì con me, è uscito solo nel momento in cui stavo partorendo, non se la sentiva di rimanere, ma appena nata la bimba le ostetriche lo hanno subito fatto rientrare. In quel momento, per un attimo, ho dimenticato che là fuori c’era un virus». Le emozioni non erano ancora finite: «Quando mi hanno detto che Azzurra era sana, le avevano fatto addirittura il test per il Coronavirus, risultato ovviamente negativo, sono scoppiata a piangere dalla gioia: tutti i miei sforzi per restare in quarantena avevano dato i loro frutti».
Adesso, tre settimane dopo essere venuta al mondo, Azzurra è a casa con mamma e papà, e con il suo arrivo ha portato una ventata di speranza e gioia nella vita dei due neo genitori.
«Ora che Azzurra è qui con noi, confesso che non mi sembra più che ci sia un mondo diverso da come lo conoscevamo, perché lei mi riempe le giornate di felicità e di sorrisi», aggiunge Sabrina. «Adesso spero solo che si risolva in fretta questa situazione, perché non vedo l’ora di far conoscere alla mia piccola tutti i miei colleghi volontari, e magari un giorno raccontarle che, mentre nel mondo c’era un brutto virus, lei è stata il simbolo della speranza, il significato che la vita, nonostante tutto, va avanti, nel bene e nel male».

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