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Guardabosone: don Alberto Albertazzi commenta il Cantico dei Cantici

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Venerdì 12 luglio, presso la chiesa parrocchiale di Guardabosone, Don Alberto Albertazzi ha presentato il “Cantico dei Cantici”, Primavera d’Amore nella Bibbia, che fa parte dei Libri Sapienziali ed è uno dei testi più lirici e inusuali delle Sacre Scritture: “La perla del Vecchio Testamento” come la definirono gli Ebrei, e infatti Cantico dei Cantici è il tipico superlativo ebraico. Don Alberto Albertazzi, sacerdote di grande cultura, ha spiegato cosa sia il Cantico, dove si inserisca, quando sia stato composto e chi l’abbia composto. Sono state citate le traduzioni storiche e quelle moderne: da quella de I Settanta, tra il III e il II secolo a.C., alla Vulgata di San Gerolamo, nata nell’ultimo decennio del IV secolo, traduzione ufficiale adottata dalla chiesa romana, seguite dalle numerosissime traduzioni moderne, tra le quali quella della CEI del 2008 e quella, molto particolare di Guido Ceronetti, pubblicata da Adelphi nel 1975. Don Alberto, profondo conoscitore della lingua ebraica, ha spiegato come la poetica semitica (ebraica, aramaica) sia molto diversa da quella indoeuropea (greca, latina, italiana), perché la lingua ebraica, molto povera, una lingua consonantica, in cui le vocali furono introdotte dopo, non conosceva la rima e giocava molto sugli accenti e sulle assonanze. In ebraico ad esempio c’è un solo verbo per indicare amare, mentre il greco ne ha ben cinque. Passando all’analisi del contenuto Don Alberto ha accennato alle interpretazioni che si sono date al Cantico dei Cantici, e alla questione se si tratti di un solo poema o dell’assemblaggio di più poemi.

Le caratteristiche letterarie i personaggi, le figure di sfondo, l’ambiente, e il linguaggio, completano il quadro necessario per offrire delle interpretazioni, che letteralmente presentano un amore umano, tra un uomo e una donna, allegoriche, che rimandano all’amore fra Dio e il suo popolo (Israele), all’amore fra Cristo e la Chiesa e all’amore fra Dio e l’anima in grazia, citando San Giovanni della Croce. Del Cantico dei Cantici si fa un uso liturgico scarsissimo, ma potrebbe prestarsi ad un’”educazione sentimentale”, perché certamente sono canti erotici, ma il loro epilogo è proprio la soglia di quello che dirà Gesù sull’amore, che è più forte della morte e che è la fiamma di Jahvè. L’educazione all’amore avviene attraverso i cinque sensi, che sono tutti coinvolti, perché il dono che l’uno deve fare all’altro deve essere totale, perpetuo, esclusivo e contemplare la distanza educativa per vedere la costanza dei sentimenti, il dominio su se stessi, la perseveranza.

Gesù diede un Comandamento nuovo: “Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi”, trasformando l’Eros in Agape, in latino Caritas, che viene dal greco e significa Grazia. Platone, quattro secoli prima di Cristo, aveva già teorizzato l’Eros che diventava Amore.

Il Cantico oggi potrebbe essere un “Portale” per entrare nella stanza nuziale e fondare una famiglia.

In chiusura il relatore ha ringraziato il pubblico e il Sindaco, Nicole Bosco, con il Vice Sindaco, Enrica Caccia, gli hanno offerto, a nome della Comunità, un omaggio, invitando poi tutti a visitare la mostra della Croce Rossa, composta di foto di donne, scattate da quattro fotografe, con un cammeo tutto di Guardabosone.

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