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Giovanni Sguazzini Viscontini al Lions Club Valsesia

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Recentemente è stato ospite del Lions Club Valsesia il dott. Giovanni Sguazzini Viscontini, dal maggio 2018 Direttore di Struttura Complessa Recupero e Rieducazione Funzionale dell’Asl di Vercelli, autore di oltre sessanta pubblicazioni scientifiche, per affrontare un tema di grande attualità e interesse in un Paese che inesorabilmente invecchia: «Osteoporosi: un’epidemia silenziosa».
In Italia ci sono tre milioni di donne affette da osteoporosi e un milione di uomini, nel 2017 sono state riscontrate centomila fratture al femore, con ventimila morti a seguito delle complicazioni sopravvenute: sono conseguenze sociali significative che devono far riflettere. L’osteoporosi può essere riferibile a una perdita fisiologica della densità ossea, legata a processi di rimodellamento osseo connessi all’età, oppure a fattori intrinseci o estrinseci, che inibiscono il metabolismo osseo: «L’osso non è una struttura inerte, ma protagonista di processi di modellamento che variano nel corso della vita, arrivando a picchi di massa ossea e poi a successiva decrescita: quindi l’osteoporosi va prevenuta durante la fase della crescita. Dai trenta ai quarantacinque anni le fasi di assorbimento e neoproduzione ossea rimangono in equilibrio, dai quarantacinque ai cinquanta si assiste ad una fisiologica perdita di massa ossea, che nella donna assume rapidità elevata in menopausa quando vengono a mancare gli estrogeni».
Sguazzini ha ricordato che molti sono i fattori di rischio per l’osteoporosi: l’età, il sesso femminile, la razza bianca e asiatica, un’eccessiva magrezza, fragilità, menopausa precoce, basso introito di calcio con la dieta (il calcio, presente nella verdura e nella frutta, è scarsamente biodisponibile, è consigliabile praticare attività fisica di tipo aerobico ma soprattutto occorre eliminare i fattori di rischio), carenza di vitamina D, il fumo, l’abuso di caffeina e teina, l’eccessivo consumo di cibi integrali, che ostacolano l’assorbimento di calcio a livello intestinale, fattori legati all’assunzione di particolari farmaci: «Il farmaco più deleterio per il nostro apparato scheletrico è il cortisone, ma sono dannosi anche i farmaci che vengono somministrati alle donne che hanno avuto un tumore o quelli per curare il cancro alla prostata, gli antidepressivi, gli antiepilettici, i farmaci utilizzati per curare la gastrite».
L’osteoporosi, non avendo una sintomatologia dolorosa, spesso si scopre in ritardo, sarebbe quindi consigliabile sottoporsi ad esami preventivi per verificare la densità ossea: «Per trattare o non trattare un paziente si utilizza un algoritmo che mette insieme la densità minerale con i fattori di rischio: non si dà mai una terapia basandosi solo sulla mineralometria. Se il paziente presenta un elevato rischio di frattura, si deve intervenire dal punto di vista farmacologico».
Il relatore ha concluso il suo intervento sottolineando che possediamo tutte le armi per curare l’osteoporosi, ma spesso vengono utilizzate in maniera poco efficace e poco razionale.

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