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Addio alla maestra Adele Fontana

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Maestra Adele Fontana: la rara immagine coglie il volto di un persona anziana in cui gli occhi mantengono ironia e curiosità, ma anche una certa disillusione per il mondo.

Adele Fontana è morta in Casa di Riposo a Serravalle all’età di ottantasette anni, a sei mesi dalla morte dell’amato fratello Franco.

La madre, Daria Rossetti Fontana, era già maestra: “La piccola Adelina fu mandata a scuola un anno prima per entrare nella classe della mamma – come ricorda l’amica e collega Angela Maria Turcone – iniziammo la scuola media a Borgosesia nei difficili anni di guerra. Salivamo a Borgosesia in bicicletta, poi, quando furono fatti saltare i ponti mettevano la bicicletta sulla barca, il barcaiolo ci faceva attraversare la Sesia e da Grignasco salivamo a Borgosesia, bisognava stare molto attente, perché alla Cà Bianca c’erano i partigiani e a Villa Magni i fascisti. La situazione si era fatta sempre più difficile: per fortuna la Cartiera aveva fatto venire una professoressa da Torino che insegnava latino e italiano e mia zia Agostina, che era maestra, e la madre di Adelina, anch’essa insegnante, si prestavano a farci scuola nei locali dell’allora Dopolavoro. Finite le medie frequentammo le magistrali a Novara: si attraversava a piedi il ponte della Cartiera, si andava in stazione a Grignasco e si proseguiva per Novara su un carro bestiame. Eravamo in collegio dalle Suore Giuseppine: freddo, tanto da avere i geloni, cibo, poco poco, luce, solo alla sera, prima ci si aiutava con la lucerna per poter studiare. Quel “pezzo di carta” (il diploma di maestra elementare) è stato davvero guadagnato. Adelina abitava con i genitori in quell’edificio lungo e stretto che veniva chiamato il palazzo, di proprietà della Cartiera, ha sempre avuto un carattere forte, ma era molto chiusa e spesso si trincerava dietro risposte lapidarie. Dopo il diploma entrambe iniziammo con le supplenze, lei scelse Fobello, perché allora le sedi in montagna davano diritto al triplo dei punti, poi passò a Pianceri e in altri paesi del Biellese, Trivero e infine arrivò prima a Bornate e poi a Serravalle, dove fummo colleghe fino alla pensione: sono ormai passati circa trent’anni”.

Le Maestre sono state le vere artefici dell’unità d’Italia: infatti l’italiano divenne lingua comune proprio grazie alla scolarizzazione. Spesso le maestre elementari iniziavano la loro carriera in montagna e dovevano adattarsi a condizioni sociali e metereologiche molto difficili, l’isolamento dei piccoli paesi e la diffidenza, almeno iniziale, per chi veniva da fuori: bisognava conquistarsi la fiducia. Le allora copiose nevicate invernali impedivano un regolare ritorno a casa: per mesi le maestre restavano isolate nei paesi dove insegnavano.

Ricordando la Maestra Fontana mi sembra giusto nominare anche altri maestri di quella generazione, che purtroppo sono tutti deceduti: Cleto Paracchini, Innocente Bossi, Milena Berteletti, Edmea Lorenzetti. I ricordi di quegli anni ormai lontani sono conservati dagli ex alunni e da due maestre di quei tempi che mi hanno fornito preziose indicazioni: Angela Maria Turcone e Silvia Mazzone, che ricorda Adele come una collega molto severa e preparata: “Aveva il bernoccolo della matematica, come la sua mamma”.

A seguito di problemi di salute Adele scelse di entrare in Casa di Riposo a Serravalle: amava stare nella sua camera, in compagnia dei suoi ricordi. Il Presidente Paolo Croso, da un quarto di secolo presente all’interno della struttura, spesso si intrattiene con gli ospiti, ma la ricorda in modo particolare per la sua prontezza di mente ed ironia: “La sua passione era Alassio, località balneare ligure dove da giovane trascorreva le vacanze, ma amava anche le automobili, mi diceva che era sempre stata un’Alfista e seguiva le corse di Formula Uno. Un giorno mi confessò che il suo ideale maschile era stato Gianni Agnelli, elegante, distinto, di poche parole: ne conservava una fotografia, che ogni tanto tirava fuori. Il nostro rapporto era molto schietto, non esitava nell’illustrarmi pecche o mancanze, ma sapeva anche scherzare. Ricordo che mi disse che se fosse diventata rimbambita avrei dovuto dirglielo. A differenza di molti anziani, morbosamente attaccati al denaro e sospettosi, lei era tranquilla perché tutto era stato affidato al fratello prima e poi alla cognata Madda. Mi spiace non averla più rivista in questi ultimi tre mesi di chiusura forzata a causa del Covid 19 in cui le sue condizioni sono peggiorate al punto da dover subire due interventi”.

Incontrai la Maestra Fontana in Casa di Riposo, camminava appoggiata ad un deambulatore, mi riconobbe e mi disse che leggeva i miei articoli, eppure non ero neppure stata sua alunna. Mi ripromisi di tornare a trovarla, ma poi la pandemia indusse a chiudere la struttura agli esterni. Mi spiace non aver approfondito la nostra conoscenza perché sotto la burbera scorza e l’atteggiamento scontroso, certo si celava una donna che era stata in anticipo sui tempi, aveva viaggiato e fatto scelte di vita inusuali, che riposi in pace in quel luogo dove non si è più disturbati, cosa che la infastidiva sempre molto.

Piera Mazzone

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